La riforma del terzo settore

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In questo articolo andremo a vedere quali sono i vari aspetti della riforma del terzo settore e quali cambiamenti apporta. Sicuramente si tratta di una riforma complessa ma di cui il terzo settore aveva bisogno.

La situazione prima e dopo la riforma

Se prima della riforma gli enti che rientravano nel terzo settore erano le associazioni di volontariato, associazioni culturali, associazioni sportive dilettantistiche e soprattutto Onlus, con la riforma questo scenario cambia. La nuova riforma non prevede più Onlus, ma gli enti saranno APS (Associazione di Promozione Sociale), le ODV (Organizzazioni di Volontariato) e altri enti, come quelli filantropici, e le imprese sociali.

Gli ETS: gli Enti del Terzo Settore

La riforma del terzo settore ha fatto nascere una nuova categoria di enti. Infatti, è stata istituita la nuova qualifica di ETS, cioè “Ente del Terzo Settore”. Chi fa parte di questo gruppo? Per essere parte degli ETS bisogna essere un’associazione, una fondazione oppure un ente di carattere privato. Inoltre, è fondamentale non avere scopi di lucro, essere iscritti al registro unico nazionale del terzo settore e perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

Sicuramente, fanno parte degli ETS le Organizzazioni di Volontariato (ODV) e le Associazioni di Promozione Sociale (APS), gli enti filantropici, le imprese sociali, le reti associative e le società di mutuo soccorso. Per coloro che non rientrano in nessuna di queste categorie, è possibile identificarsi come “Altri ETS”.

Le Associazioni Sportive Dilettantistiche sono in un certo senso escluse dalla riforma, in quanto per loro non occorre modificare lo statuto e adeguarsi alle nuove normative.

L’Impresa Sociale

Con la riforma del terzo settore nasce la nuova Impresa Sociale. L’Impresa Sociale è un ente che, rispetto alla legislazione precedente, è stato totalmente rinnovato e presenta caratteristiche proprie rispetto agli altri enti. Associazioni, fondazioni o società possono usufruire di questa nuova qualifica. Ovviamente, questa categoria prevede delle regole specifiche che riguardano le attività che può svolgere e la gestione del patrimonio. 

Le Imprese Sociali devono presentare il bilancio economico patrimoniale e la nota integrativa. Questi documenti sono più o meno simili a quelli che già sono previsti per le imprese. Il bilancio sociale è un documento ulteriore, che serve a documentare e certificare l’impegno e il perseguimento dell’interesse generale. 

Le nuove regole delle riforma 

La nuova riforma intende regolare anche i rapporti tra lavoro e volontariato. Solitamente le prestazioni non retribuite prevalgono all’interno delle organizzazioni. Inoltre è previsto un sistema di controlli e sanzioni riguardanti specifiche misure fiscali e strumenti di sostegno e sviluppo. 

Ordinamento e vita associativa

Per quanto riguarda la gestione della vita associativa, il nuovo decreto stabilisce alcune nuove regole per gli enti del terzo settore. Per prima cosa, il nuovo decreto si occupa dello statuto e del regolamento, che prevederanno indicazioni precise per quanto riguarda il compilamento. Come abbiamo visto precedentemente, le ASD non dovranno seguire questa nuova norma. Inoltre, la nuova riforma si sofferma anche sull’acquisizione della personalità giuridica.

Il nuovo decreto prevede anche un numero minimo per quanto riguarda i soci di determinate categorie di un ente del terzo settore. Sempre a proposito dei soci, il decreto elenca anche i vari requisiti di ammissione validi per coloro che desiderano associarsi a un ente. 

Le regole del decreto coinvolgono anche la governance, con regole per la struttura e per l’operatività di amministrazione, controllo e revisione legale. È obbligatorio il possesso di alcuni libri sociali in modo da poter tenere sotto controllo la vita degli enti del terzo settore.

Come abbiamo visto, uno dei requisiti per un’associazione o una società per far parte degli ETS è l’assenza di scopo di lucro. Perciò non è consentita la distribuzione di utili o avanzi di gestione, fondi e riserve. Tutti questi elementi possono e devono essere reinvestiti in altre attività. Quindi, il decreto prevede nuove regole anche per la gestione del patrimonio di un ente del terzo settore. 

Entrare a far parte degli ETS comporta anche una serie di agevolazioni, maggiore trasparenza e maggiore attenzione per quanto riguarda le procedure di gestione. 

Gestione amministrativa ed economica 

Dal punto di vista amministrativo, la nuova riforma prevede degli obblighi riguardanti le scritture contabili. Questi obblighi consistono nella redazione del bilancio di servizio e della relazione di missione. Nel bilancio devono essere segnalati oneri e proventi in modo da poter inquadrare l’andamento economico e gestionale di un ente. 

Con la riforma cambia anche il sistema di finanziamento delle attività. Ci saranno controlli, verifiche e valutazioni sulle attività, con una programmazione triennale ed annuale. 

Il bilancio sociale, il registro unico e il revisore dei conti

Un nuovo documento previsto dalla riforma del terzo settore è il bilancio sociale. Si tratta di un ulteriore strumento per controllare che l’azione dell’ente sia efficace. Permette di stilare una rendicontazione che tenga conto dell’impatto sociale e delle attività dell’ente. 

Inoltre, gli ETS devono essere iscritti al registro unico nazionale del terzo settore, adempiere a tutti gli obblighi correlati ad esso e perseguire attività civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Per quanto riguarda la gestione delle risorse utilizzate da un ente, è previsto anche un organo di controllo (revisore dei conti). 

Il volontariato, i CSV e il Fondo Unico Nazionale

Per quanto riguarda i volontari, che svolgono il loro lavoro per la società e per il bene comune, la riforma riconosce il loro valore e la loro importanza. Per fare questo, il nuovo decreto si riferisce direttamente alla persona che fa volontariato e non alla società o all’ente. È importante sapere che se un ente decide di collaborare con volontari, deve predisporre di un registro dedicato. Questo perché la nuova riforma sottolinea la necessità di assicurare i volontari. Chiaramente, il volontario non può ricevere alcun tipo di compenso da parte dell’ente, ma solo rimborsi spese (che devono essere documentate). 

Con la riforma sono state anche attuate misure per la promozione della cultura del volontariato, riconoscendo anche le competenze che il volontario sviluppa durante il suo servizio. Per garantire il riconoscimento e la valutazione di tali competenze, la nuova riforma ha istituito anche un organo di rappresentanza per gli operatori volontari. In questo modo si garantisce il confronto con la Presidenza dei Ministri e la Consulta Nazionale del Servizio Civile.

La rete dei CSV, ovvero i Centri di Servizio per il Volontariato, viene rafforzata e resa un punto di riferimento per tutti i volontari che contribuiscono alla crescita del terzo settore. La riforma ha introdotto la possibilità per i CSV di associare anche enti diversi dalle Organizzazioni di Volontariato. Inoltre, viene istituito un Fondo Unico Nazionale per i volontari, con il contribuito delle fondazioni di origine bancaria.

Gestione del lavoro

I contratti del terzo settore, con la nuova riforma, devono essere sottoposti a quelli collettivi nazionali. Inoltre, devono essere sottoscritti dalle maggiori organizzazioni sindacali. La riforma prevede anche che le differenze di retribuzione tra i diversi lavoratori non superino il rapporto 1:8

Regime fiscale

Una delle novità portate dalla riforma consiste nella creazione dei un nuovo regime fiscale, strutturato in base alla gestione delle attività di un ente. La riforma effettua una distinzione tra attività commerciali e attività non commerciali. In base all’attività che prevale, l’ente potrà aderire al regime forfettario o a quello ordinario. Il regime forfettario, solitamente più conveniente, si applica alle attività non commerciali. Per saperne di più sul regime forfettario vi consiglio di leggere questo articolo

Per le ADV e le APS, la riforma regola anche la vendita di beni, la prestazione di servizi, la somministrazione di bevande e cibi e per le semplificazioni sull’IVA. 

Donazioni e raccolta fondi

Gli enti possono utilizzare lo strumento delle donazioni e delle raccolte fondi per finanziare la propria attività di interesse generale. Con la nuova riforma vengono appunto riconosciute le donazioni. Viene introdotto il “Social Bonus”, cioè un credito di imposta a favore di chi effettua erogazioni ad enti che abbiano presentato progetti di recupero di immobili pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla mafia. 

Il 5×1000 è una delle modalità più utilizzate per finanziare le organizzazioni no profit. Nel decreto si specifica che il 5×1000 può essere destinato solo agli enti del terzo settore, a enti di ricerca scientifica o sanitaria e Associazioni Sportive Dilettantistiche. Il decreto aumenta la velocità di erogazione delle risorse e alza la base minima di donazione a 100€.

Collaborazione tra enti pubblici e terzo settore

Negli anni le collaborazioni tra enti pubblici e terzo settore sono state moltissime. Con la riforma viene data enfasi a queste collaborazioni, prevedendo norme e riconoscimenti. Per esempio, sono previsti rimborsi per le spese sostenute dalle organizzazioni di volontariato o dalle associazioni di promozione sociale per svolgere determinate attività. Sono previsti anche incentivi per gli ETS che utilizzano edifici confiscati alla criminalità per portare avanti un’attività di interesse sociale. 

Il sostegno al terzo settore

Con questa nuova riforma si è voluto dare un sostegno maggiore al terzo settore. Per esempio, è stata istituita la “cabina dei regia” nel Consiglio dei Ministri, per coordinare le politiche di governo. Inoltre è stato istituito il Consiglio Nazionale del Terzo Settore, anche per vigilare sulla corretta attuazione del decreto.

È stata istituita la fondazione “Italia Sociale”, per aumentare gli interventi innovativi degli enti del terzo settore. Il “Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale” è stato creato, invece, per alcuni enti del terzo settore, in modo che possano acquistare autoambulanze, autoveicoli per attività sanitarie e altre forme di sostegno. 

Lo Stato e le regioni hanno, inoltre, messo a disposizione sostegni per l’acquisto di beni. Viene riconosciuto anche l’accesso al credito agevolato, il riconoscimento dei crediti privilegiati, il regime fiscale per il “social landing” e i titoli di solidarietà. 

Il Servizio Civile Universale 

Nella nuova riforma troviamo anche un decreto che prevede la nascita del Servizio Civile Universale. In precedenza si parlava di Servizio Civile Nazionale e di Obiezione di Coscienza. Si tratta di uno strumento di partecipazione attiva alla vita della nazione e offre ai giovani l’opportunità di crescita. Il Servizio Civile Universale può essere svolto in Italia ma anche all’estero e viene gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. 

Conclusione

Questi sono i principali aspetti e cambiamenti che la riforma per il terzo settore prevede. Si tratta di una riforma complessa, perciò spero che questo articolo vi sia stato utile per capire come è stato strutturata. Come sempre, vi ricordo di seguirmi sui miei canali Instagram, Telegram e YouTube per rimanere sempre aggiornati e per qualsiasi domanda. 

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Danilo Ravnic

Dirigente sportivo, gestisce un settore nazionale ed è Presidente di un comitato all'interno di un EPS riconosciuto dal C.O.N.I. - Consulente sportivo e del terzo settore - CEO della DreseGo Goup SRL

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